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Studio di Psicologia e Psicoterapia Roma

 

Attacchi di Panico


Attacchi di Panico - Studio di Psicologia e Psicoterapia EmotivaMente di Roma


  

In questa pagina:

- Cosa sono gli attacchi di panico? La risposta dello psicologo

- Qual è la causa: caratteristiche di chi soffre di attacchi di panico

- L'evitamento delle situazioni ansiogene come stabilizzatore

- Come cura gli attacchi di panico lo psicologo psicoterapeuta

     

 

Cosa sono gli attacchi di panico? La risposta dello Psicologo

 

Il Disturbo da Attacchi di Panico è caratterizzato dall'improvviso verificarsi di un senso di paura senza alcun motivo particolare o apparente, durante il normale svolgimento delle attività quotidiane.

La maggior parte degli attacchi di panico raggiunge la massima intensità entro 10 minuti ed i sintomi sono caratterizzati da iperventilazione, tremori, movimenti oscillatori, sensazione di caldo o di freddo, sudorazione profusa, nausea, palpitazioni, dolori al petto.

Alcuni presentano il fenomeno della depersonalizzazione ossia hanno la sensazione di trovarsi all'esterno del proprio corpo e di guardarsi dall'alto.

Altri hanno invece la sensazione che il proprio corpo sia irreale, in questo caso si parla di derealizzazione.

Ogni attacco può provocare una preoccupazione sempre maggiore, chiamata ansia anticipatoria che può aumentare fino a colmare le ore o le giornate che separano un attacco da un altro.

 

Uscendo dal campo di specifica pertinenza dello psicologo, sembra esserci una causa biologica a tutto ciò: un trigger difettoso della parte del cervello che normalmente scatena la reazione di difesa allo stress o fuga: durante un attacco di panico il cervello segnala un pericolo che nella realtà non c'è.

Esiste inoltre una predisposizione genetica e quindi familiarità per questo disturbo.

 

Il Disturbo da Attacchi di Panico si sviluppa e si aggrava gradualmente: inizialmente l'attacco o gli attacchi possono verificarsi improvvisamente, successivamente possono invece manifestarsi subito prima o subito dopo l'incontro con una persona, con un oggetto o con una situazione che determina ansia.

Con l'accrescersi dell'ansia anticipatoria, molte persone preferiscono evitare i luoghi le situazioni in cui si sono manifestati precedenti attacchi nonostante essi non sappiano bene di cosa hanno paura: l'importante è evitare l'attacco.

 

Per quanto riguarda la cura degli attacchi di panico, è fondamentale sottolineare come l'intervento dello psicologo e la psicoterapia siano di estrema importanza in questi casi.

Spesso, infatti, gli attacchi di panico vengono curati esclusivamente con i farmaci; questo, in realtà, equivale ad una non-cura che mette il sintomo "a tacere" solo per un breve periodo.

Grazie alla psicoterapia, invece, non solo il sintomo scompare, ma il paziente ha anche la possibilità di rielaborare i propri comportamenti ed i propri pensieri, attuando con l'aiuto dello psicologo, quindi, un cambiamento che non riguarda semplicemente il sintomo, ma la propria personalità dal di dentro.

Il modello terapeutico che il dottor D'Onghia  e la dottoressa Scarpati, psicologo e psicologa dello Studio di Psicoterapia di Roma EmotivaMente propongono, mira infatti non solo a lavorare sul sintomo, ma a favorire il benessere della persona nel suo insieme, risolvendo così le cause che hanno originato il sintomo stesso.

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Qual è la causa: caratteristiche di chi soffre di attacchi di panico secondo lo psicologo psicoterapeuta


Presso il nostro studio di Roma riteniamo che una attenta analisi delle caratteristiche di chi soffre di attacchi di panico è lo strumento più utile ed importante per delineare le linee di intervento del trattamento vero e proprio da parte dello psicologo o dello psicoterapeuta. In questa direzione, la ricerca scientifica ha chiaramente delineato una serie di importanti caratteristiche che, sommate, creano i presupposti perché si verifichi un attacco di panico e perché, poi, questa situazione continui a ripresentarsi e a permanere nel tempo.
Abbiamo già accennato al fatto che esiste una causa genetica a soffrire di attacchi di panico. E' necessario però delineare che, sebbene questo sia vero, non esiste il gene del panico, ma piuttosto una sorta di predisposizione che potrebbe essere descritta in questi termini: quando si verificano una serie di situazioni traumatiche e di disagio in differenti fasi dello sviluppo emotivo di un individuo con determinate caratteristiche di personalità, se questi è geneticamente predisposto può cominciare a soffrire di attacchi di panico; nella stessa situazione una persona non predisposta geneticamente non manifesterà mai i sintomi degli attacchi di panico.
Così si può ben comprendere la necessità di analizzare quali sono le situazioni traumatiche, il disagio e le caratteristiche di personalità di cui stiamo parlando .
Facciamo un rapido elenco che poi analizzeremo nel dettaglio:
1.le persone che soffrono di attacchi di panico hanno una scarsa conoscenza delle proprie emozioni e tendono a sottovalutarle e a non prenderle in considerazione;
2.sono meno capaci di rasserenarsi di fronte a situazioni stressanti;
3.hanno spesso una personalità contraddistinta da aspetti di perfezionismo;
4.spesso nella loro storia hanno vissuto situazioni familiari in cui i loro bisogni e i loro aspetti emotivi sono stati svalutati.
Unico elemento che rimane fuori da questo quadro è il fatto che spesso è riscontrabile nell'utimo anno un evento che si configura come la goccia che fa traboccare il vaso.
Entriamo ora nel dettaglio di questi punti.
Il primo elemento è la scarsa conoscenza delle proprie emozioni e lo scarso contatto con queste. E' facile immaginare come una persona che tende a sottovalutare quando ciò che gli accade intorno gli crea paura o rabbia tenda a resistere, spesso tollerando e non intervenendo, in situazioni che per altri potrebbero essere intollerabili. Come quelle persone che, per un difetto neurologico, non sono in grado di sentire il dolore, chi ha uno scarso contatto con le proprie emozioni finisce per farsi più spesso male e per lasciarsi causare danni di più grave entità.
Sono le nostre emozioni a darci la temperatura di ciò che viviamo e a farci comprendere se quella specifica situazione è positiva o meno per noi.
L'incapacità di auto rasserenarsi, di cui abbiamo parlato al secondo punto, sembra apparentemente in contraddizione con quanto abbiamo affermato parlando di resistenza allo stress. Incapacità di auto rasserenarsi, però, vuol dire che spesso i soggetti che soffrono di attacchi di panico non mettono da parte le loro preoccupazioni ma continuano a rimuginarci sopra alla ricerca di una soluzione. L'effetto che produce questo comportamento, da una parte, è quello di non sottrarsi al fuoco di fila in situazioni di difficoltà continuando ad insistere, dall'altra parte, si configura come una sorta di perseveranza in alcuni meccanismi. A tutti capita di smettere di pensare a qualcosa andando a dormire e di svegliarsi con la soluzione, si dice la notte porta consiglio. I soggetti con questo disturbo tendono a "non andare a dormire" impedendo così di distanziarsi emotivamente ed attivare modalità di soluzioni più creative dei problemi che hanno bisogno di fantasia e libertà di pensiero. Incapacità di auto rasserenarsi vuol dire avere la capacità di staccarsi dal problema, di osservare il lato positivo (se c'è) della situazione, vuol dire accontentarsi, rimandare ad un momento più propizio, accettare il fallimento con serenità, vuol dire ristabilire le priorità e pensare a chi sta peggio, ma anche confidare nelle proprie capacità e possibilità di riuscita sentendosi sicuri di sé.
Il punto tre è il perfezionismo, che si traduce in iper-responsabilità sui compiti che si svolgono e su come ci si presenta. Se tutto deve essere perfetto, poi, anche le cose fatte bene vanno riviste più volte alla ricerca di errori che non ci sono. Tutto questo non fa altro che elevare il grado di stress e il costo emotivo di ogni "performance".
In qualche modo tutti questi aspetti sembrerebbero derivare da un contesto di appartenenza richiedente e distratto che finisce per presentarsi sempre come svalutante dell'altro. A questo contesto il bambino reagisce con preoccupazione e cercando di essere perfetto in modo da ricevere cure, attenzione e amore. I questo quadro non c'è spazio né tempo per imparare un vocabolario emotivo adeguato e le emozioni diventano sintomo di debolezza, fragilità e incapacità di controllarsi.

 

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L'evitamento delle situazioni ansiogene come stabilizzatore


Prima di passare al trattamento del disturbo da attacchi di panico va compreso il ruolo essenziale che ha l'evitamento delle situazioni che potrebbero scatenare un attacco nello stabilizzarsi del disturbo.
Quando una persona comincia ad avere attacchi, per evitare che questi si ripresentino, inizia spesso a evitare le situazioni in cui questi si sono presentati in una spirale che finisce per coinvolgere tantissime situazioni. Tipicamente: i luoghi affollati, quelli chiusi; si inizia ad evitare di esporsi in pubblico e spesso gli spazi aperti; di guidare; di andare in posti specifici o di incontrare specifiche persone.
Una vecchia barzelletta racconta di un matto che continuamente batte le mani. Allo psicologo che gliene chiede il motivo, l'uomo risponde: "serve a tenere lontani i leoni". Allora lo Psicologo ribatte: "ma a Roma non ci sono leoni". E il matto: "allora funziona meglio di quanto credessi".
Come nella barzelletta, evitare luoghi e situazioni qualora "funzioni" e non ci siano altri attacchi di panico finisce per costringere a continuare ad evitare le situazioni in oggetto (senza prendere in considerazione che il soggetto possa stare meglio!) se non funziona, impone restrizioni ancora maggiori con gravi problemi sull'autostima in entrambi i casi.

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Come cura gli attacchi di panico lo psicologo psicoterapeuta


L'intervento dello Psicologo e dello Psicoterapeuta in caso di attacchi di panico prevede un lavoro per fasi che partono dalle emergenze e si spostano via via più in profondità fino a curare gli aspetti di personalità.
La prima parte dell'intervento prevede di lavorare proprio sulla capacità di auto rasserenarsi. Si possono usare in tal senso diversi esercizi e tecniche di rilassamento, il training autogeno, l'ipnosi e l'autoipnosi.
Accanto a questo ci si muove anche con interventi di tipo educativo perché i soggetti in trattamento comprendano l'importanza di cambiare stile di vita: non ci può essere benessere laddove non si abbandonino vecchie e dannose abitudini e si cominci a farsi carico di sé stessi e dei propri sentimenti con responsabilità. In questo senso questi sentimenti vanno conosciuti, riconosciuti e accettati come fonte di ricchezza e di genuina capacità di adattamento alle situazioni esterne.
Questo lavoro è sostenuto anche da una rivisitazione della propria infanzia e dell'esperienza nella famiglia d'origine. In questo non si è alla ricerca di colpevoli ma si cerca di comprendere quelle situazioni i cui abbiamo fatto apprendimenti errati che possono essere ristrutturati.

Lo stabilizzarsi della situazione, la possibilità di una vita più serena, permette ora di lavorare più in profondità. Così, ora lo psicoterapeuta che conosce la storia, le emozioni e i meccanismi di funzionamento del paziente può orientare il lavoro verso la riorganizzazione degli aspetti di personalità e la stabilizzazione dei risultati ottenuti nelle fasi precedenti del lavoro terapeutico.

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Il dottor Francesco D'Onghia e la dottoressa Claudia Scarpati sono entrambi psicologi psicoterapeuti, laureati presso la Facoltà di Psicologia dell'Università "La Sapienza" di Roma ed iscritti all'Ordine degli Psicologi della Regione Lazio (Roma).

Esercitano a Roma, presso lo Studio di Psicologia e Psicoterapia "EmotivaMente", che ha due sedi:


Contatta liberamente lo Studio di Psicologia e Psicoterapia "EmotivaMente" di Roma telefonando ai numeri:

D.ssa Claudia Scarpati - 340 8048443
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